Recensione di Addio fantasmi di Nadia Terranova
Addio fantasmi è un romanzo di Nadia Terranova pubblicato da Einaudi nel 2018 e semifinalista del Premio Strega 2019.
Ida è siciliana ma vive a Roma, dove è sposata e vive una vita tranquilla ed equilibrata. La madre, che vive ancora a Messina, la chiama per mettere ordine tra le cose che ha lasciato prima di ristrutturare e vendere la casa dove è nata.
Il ritorno a Messina metterà Ida di fronte al difficoltoso rapporto con la madre e alla scomparsa del padre, che non è morto ma un giorno semplicemente se n’è andato di casa. Un faccia a faccia con il passato che costringerà la protagonista a farsi domande sul proprio presente, compreso un matrimonio che non è mai stato desiderio ma equilibrio e sicurezza.
Addio fantasmi è scritto molto bene. Le parole sono scelte con cura, ci sono tantissimi spunti di riflessione sul passato, sulla memoria e quanto queste ossessioni possono influenzare e distruggere presente e futuro. L’argomento non è originalissimo, la trama abbastanza sterile.
Citazioni da Addio fantasmi
“Negare ciò che si è stati, tramutarsi in qualcosa di differente e poi dimenticare di averlo desiderato – non c’era altro modo per diventare adulti, e se c’era non lo conoscevo”.
“Cerchi concentrici di storie mi circondano in un finto abbraccio. Dormire non si può, se la memoria è un magazzino aperto e ogni dettaglio cerca posto in un racconto”.
“Passiamo l’esistenza a sbattere ciglia e poi un battito, uno solo fra i tanti, cambia direzione e scompiglia ciò che siamo”.
“Il tradimento non è nulla, mezze frasi e verità in eccesso hanno già spaccato in due quello che siamo, ci siamo amati e feriti e abbiamo dormito accanto distanti e selvaggi, ci siamo mostrati nudi e incompatibili in un modo irreversibile per scoprire ogni volta che di irreversibilità non si muore”.
“Gli oggetti non sono affidabili, i ricordi non esistono, esistono solo le ossessioni. Le usiamo per tenere la crepa aperta e ci raccontiamo che la memoria è importante, che noi soltanto ne siamo i guardiani. Teniamo la ferita larga perché ci stiano dentro i nostri mali, i nostri timori, stiamo attenti che sia profonda abbastanza da contenere il nostro dolore, guai a lasciarlo vagare”.
“Amiamo le nostre ossessioni, e non si ama ciò che ci rende felici, al contrario. Ci attacchiamo gli uni agli altri, e nessuno è fatto di sostanze nobili”.
“La morte è un punto fermo, mentre la scomparsa è la mancanza di un punto, di qualsiasi segno di interpunzione alla fine delle parole. Chi scompare ridisegna il tempo, e un circolo di ossessioni avvolge chi sopravvive”.
“Costruisco altre esistenze e nuove storie, cesello un mondo parallelo in cui si muovono voci, corpi e nomi ben scanditi, sillabati e concreti; la mia fantasia è senza limiti, non è vero: la mia fantasia è un dittatore sveglio, se c’è una contraddizione frena, si imbizzarrisce, correggi!, mi ordina, correggi!, urla, correggi!, deve essere tutto perfetto, tutto, correggi! Per anni obbedisco ogni notte, ogni notte mi sottometto, aggiungo particolari, elimino le incoerenze, smusso quello che non va, aggiungo quello che so, anche di giorno lavoro al soldo del mio dittatore notturno”.
“Noi non osserviamo per ricordare, ma per sperare; tutti gli oggetti ricoprivano un ruolo e avviavano un ricatto, e ora sono intorno a me a guardarmi”.
“Ogni notte uso la mia insonnia per una storia più utile, più verosimile; ma la fantasia non scalda, né scaldano i ricordi. Immaginare non serve a niente, solo a far passare il tempo dell’attesa”.