Recensione di L’uomo dei cerchi azzurri di Fred Vargas
L’uomo dei cerchi azzurri è un romanzo di Fred Vargas, il primo della serie del Commissario Adamsberg, edito da Einaudi nel 2012 (prima edizione 1991).
L’uomo dei cerchi azzurri è il primo romanzo di Fred Vargas con protagonista il commissario Adamsberg.
A Parigi un uomo durante la notte traccia dei cerchi azzurri attorno ad oggetti insignificanti: una scarpa abbandonata, una cartaccia, un portachiavi.
La cosa è curiosa, ma al di là di alcuni brevi articoli sul giornale sembrano non interessare particolarmente l’opinione pubblica. L’unica persona ad esserne attratta è il Commissario Adamsberg, che se ne preoccupa immediatamente giudicandoli crudeli. Tanto da essere l’unica persona a non essere stupita quando all’interno dei cerchi azzurri compare il primo cadavere.
Ho incontrato sulla mia strada il commissario Adamsberg quasi per caso. Potrebbe essere uno dei tanti protagonisti da serie di gialli (in Italia Montalbano e Schiavone, giusto per citarne un paio) e invece questo poliziotto è completamente diverso.
Indifferente, non deduttivo nei ragionamenti, procede nelle indagini e nella vita per associazioni libere, leggero e nebbioso come la prima foschia autunnale. I personaggi che lo circondano completano un “bestiario” complesso (nonostante molti siano quasi volutamente caricaturali) e avvincente, che ci danno una finestra su un mondo ben definito, reale e realistico.
La scrittura di Fred Vargas (scrittrice e non scrittore) è fluida e semplice senza mai essere banale.
La costruzione della trama è abbastanza lenta all’inizio, indolente: continuano a comparire cerchi azzurri e nessuno sembra farci caso. Tantomeno noi. Ci aspettiamo un cadavere all’interno? Certo, fin dal primo momento. Ma poi un po’ ci perdiamo nella nebbia della mente di Adamsberg e nella sua ostinazione. E quando il primo cadavere arriva ci sentiamo come il vice del commissario, Danglard: in fondo ce l’aspettavamo, ma non ci credevamo davvero.
E poi la scrittura si fa più incalzante, si cerca di trovare ordine nel caos fino alla conclusione del romanzo: forse non proprio originale, ma poco ci importa. Quello che affascina di questo mondo è proprio il suo realismo, la sua follia; una follia che soltanto Adamsberg sembra poter piegare a un certo ordine.
A me questo commissario fa impazzire, credo che adesso li leggerò uno dopo l’altro.