Recensione di Codice A Zero di Ken Follett
Recensione di Codice A Zero di Ken Follett, pubblicato da Mondadori nel 2002.
Ken Follett non è un autore che mi appassiona particolarmente. Dopo aver letto I pilastri della terra non ho più avuto la spinta a leggere altro.
Un amico però mi ha consigliato questo romanzo, mi ha detto che era molto diverso dallo standard dell’autore e devo dire che aveva perfettamente ragione.
Nel Gennaio del 1958 gli Stati Uniti d’America stanno per lanciare il satellite Explorer, nell’abito della corsa allo spazio della Guerra Fredda contro l’Unione Sovietica. Nello stesso istante un uomo si sveglia nei bagni della Union Station di Washington: è lacero, sporco, puzza di alcol e non si ricorda nulla.
Codice A Zero è la ricostruzione della memoria di questo ubriacone senzatetto che non è un ubriacone senzatetto, una storia che si intreccia con scienziati, agenti segreti, spie e corsa agli armamenti; ovvero tutti gli elementi della Guerra Fredda.
Un romanzo scritto in maniera pressoché perfetta, con molti flashback man mano che il protagonista Luke ricostruisce pezzi di vita e uno stile avvincente e senza respiro che ci porterà a Cape Canaveral a pochi istanti dal lancio dell’Explorer.
Una ricostruzione storica precisa e convincente completano un romanzo davvero bello, che ci permette anche di conoscere qualcosa in più riguardo ad uno dei periodi storici più nebbiosi della storia degli Stati Uniti d’America, e di riflesso dei nostri tempi.
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