La Torre Nera
La Torre Nera è un romanzo di Stephen King pubblicato da Sperling & Kupfer nel 2004, ultimo volume dell’omonima saga.
Ho scritto questa recensione per la prima versione online (anno domini 2004) di una bozza di rivista all’indirizzo nellagabbiadelmerlo.com (ora chiuso). Era il giorno stesso in cui il libro era uscito in Italia. L’ho letto di seguito, in circa 27 ore.
Ho passato tutta la notte stringendo tra le mani un libro che aspettavo da dieci anni. Finalmente ho concluso la saga che per ambientazioni e personaggi (e perché no, genialità) supera anche “Il signore degli anelli” di Tolkien. Ora so chi si cela nell’ultima stanza della Torre Nera, sopra il re rosso prigioniero sul balcone al secondo piano… Chi… O che cosa…
…Si ricomincia dal Dixie Pig, dove Jake e Padre Callahan stanno per affrontare la delegazione di uomini bassi e vampiri di tipo uno che presidiano la porta di accesso a Fedic, dove Susannah, insieme a Mia (figlia di nessuno, madre di uno), sta partorendo il figlio di Roland e del Re Rosso…
…Si ricomincia con Eddie Dean e Roland in viaggio per raggiungere Turtleback Lane, il centro del fenomeno dei walk-in, l’unico modo per ritornare al quando di Jake e Susannah, nel 1999 del mondo cardine o di approdare a Rombo di Tuono, nel Fine-Mondo…
…Si ricomincia con Mordred, partorito da due donne e due uomini, la creatura destinata dalla profezia a sterminare la stirpe dell’Eld di cui Roland Deschain di Gilead è l’ultimo discendente…
…Si ricomincia con un bambino, Patrick Danville, salvato in un altro libro di King da due vecchi che soffrivano di insonnia…
…Si ricomincia con i frangitori guidati da Ted Brautigan, che stanno infrangendo il vettore di Shardik e di Maturin, dal Devar–Toi, la prigione-paradiso in cui le guardie nutrono i loro ospiti con la materia cerebrale prelevata dai gemelli del Callah…
…Si ricomincia con Flagg, o Walter, o Marten, o l’uomo che cammina, pronto alla resa dei conti con il suo nemico di sempre, l’ultimo pistolero…
Si finisce nel Can’-Ka No Rey, il campo di rose dove al centro, imperiosa, si erge la Torre.
“L’uomo in nero fuggì nel deserto e il pistolero lo seguì”.
Approfondimento1: Stephen King
Stephen King è conosciuto dalla critica e dal pubblico internazionale per le sue storie a carattere horror, ma è una fama che non gli fa giustizia. Autore di capolavori del brivido come Carrie, Le notti di Salem, Christine – La macchina infernale e tanti altri, King ha scritto anche molti altri capolavori che con l’horror hanno ben poco a che fare, come del resto è la saga de “La Torre Nera”. Per alcuni anni scrive sotto lo pseudonimo di Richard Bachman, dove, non ingabbiato dall’obbligo di dover vendere a tutti i costi, scrive quattro libri, uno più bello dell’altro, che decuplicano le vendite quando il pubblico scopre chi si cela dietro l’identità di Bachman. Dello stesso autore consiglio L’incendiaria, Quattro dopo mezzanotte, Cose preziose, Mucchio d’ossa e La lunga marcia (Richard Bachman).
Approfondimento2: La mente nella Torre
Non sono sette i libri che fanno riferimento alla saga del pistolero di Gilead. Oltre ai sette già citati ci sono infatti un romanzo e due racconti in cui si accenna ai fatti del ka-tet del diciannove, che integrano la storia con dettagli che forse erano trascurabili prima di questo volume, ma che ora non lo sono più, dimostrando ancora una volta che tutta la produzione artistica di King è rivolta alla torre. Per i Torredipendenti che non sono Kingdipendenti come me, invito ad approfondire la loro conoscenza della strada per la torre con il romanzo Insomnia (la storia di Patrick Danville), Uomini bassi in soprabito giallo (il primo racconto di Cuori in Atlantide, nonché l’avventura di Ted Brautigan nel Connecticut) e uno dei racconti di Incubi & deliri (appena prima, in ordine di tempo, del deserto di Mohave) oltre alla storia di Padre Callahan, Le notti di Salem.
Citazioni da “La Torre Nera”
“Quante cose hai fatto, pensò rimirando il volto che finiva di polverizzarsi. Quante cose hai fatto e quante ancora avresti fatto, aye, e tutto senza controllo o scrupolo, e così il mondo sarebbe finito, credo, vittima dell’amore più che dell’odio. Perché l’amore è da sempre la più distruttiva delle armi.”
“Tutto era scappato di mano, scendeva a rotta di collo senza freni, e non restava altro da fare che godersi la corsa”
“La parola “mai” è quella a cui tende l’orecchio Dio quando ha voglia di farsi una risata”
“Non ci furono parole nel grido né potevano esserci. I nostri più esaltanti momenti di trionfo sono sempre inarticolati.”
Visitor Rating: 5 Stars