Orfani bianchi
Orfani bianchi è un romanzo di Antonio Manzini pubblicato da Chiarelettere nel 2016.
Orfani bianchi non è un romanzo del vicequestore Rocco Schiavone. Anzi, la protagonista per la prima volta è una donna, e in questo momento storico di rifugiati e immigrati in cerca di una vita migliore, sceglie una donna moldava che fa la badante.
Una scelta coraggiosa per uno scrittore da poco salito alla ribalta, ma una scelta a cui mi sento di applaudire, se riesce a far riflettere anche solo per un attimo il popolo della Lega Nord e degli “aiutiamoli a casa loro”.
Mirta è una donna moldava che fa la badante in Italia, mentre lascia in un piccolo paese della sua nazione il figlio appena dodicenne Ilie, che è senza un padre perché scappato ancora quando Ilie era piccolo. In Italia Mirta è costretta a lavori che nessuno più vuole fare, compreso quello di badare a famigliari anziani o con ridotta mobilità.
La scrittura di Manzini è sempre fluida, anche se in questa trama senza colpi di scena forse risulta un po’ meno scorrevole del solito.
Il romanzo si legge comunque in poco tempo e si arriva presto in fondo.
Quanto costa abbandonare la propria famiglia per prendersi cura di quella di un altro?
Alla base del romanzo c’è questa semplice domanda. E la risposta è scontata e banale appena si gratta via la patina di razzismo con cui siamo abituati a ricoprire tutto: costa molto. Troppo.
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