Sull’orlo del precipizio

Sull’orlo del precipizio è un romanzo di Antonio Manzini che non parla delle avventure di Rocco Schiavone pubblicato da Sellerio nel 2015.
A differenza delle avventure del vicequestore Rocco Schiavone, in questo romanzo Manzini costruisce un mondo distopico parlando dell’editoria italiana.
Giorgio Volpe è uno dei più grandi scrittori italiani viventi. I suoi libri sono tradotti in quasi tutte le lingue e ha un contratto con una delle tre più grandi case editrici italiane. Ha appena terminato il suo ultimo romanzo, “Sull’orlo del precipizio“, sicuramente il suo miglior lavoro. Solo che le tre principali case editrici italiane si riuniscono sotto un’unica sigla, e la proprietà diventa quella di manager senza scrupoli a cui la letteratura e la cultura interessano poco o nulla. Stretti da rigide regole di mercato in cui sono gli scrittori a piegarsi al volere del pubblico, Giorgio Volpe si trova in situazioni sempre più grottesche e assurde, dove deve stravolgere il suo romanzo di formazione che parla di un suo nonno partigiano che combatte il nazifascismo sulle montagne durante la resistenza in una sorta di action movie di serie b hollywoodiano con un eroe senza macchia e senza paura che assomiglia incredibilmente ad un vuoto Rambo italiano.
Non aspettatevi distopie ben disegnate alla “1984” o alle ultime saghe come “Hunger Games” o “Divergent“, ma questo romanzo di Manzini è molto interessante. Come recita la quarta di copertina:
“Una distopia alla Fahrenheit 451, dove è il mondo dei libri a bruciare se stesso e non un potere esterno.”
Una descrizione che mi trova quasi d’accordo. Il mondo in cui si muove Giorgio Volpe è esattemente come il nostro: è solo l’editoria ad essere diventata nient’altro che il ricettacolo di biografie di calciatori e libri di cucina.
Una distopia così vicina al nostro mondo da essere quasi credibile. Da essere quasi realtà. Un momento… É quasi realtà! Nel nostro mondo dove gli italiani leggono meno di un libro all’anno e dove nella top ten delle vendite ci sono le ricette di Cristina Parodi o la biografia di Totti, che spazio abbiamo lasciato alla cultura e alla letteratura che ti fa crescere (anche solo stimolando domande e fantasia)? Nessuna. La distopia che si trasforma in realtà dopodomani, a quanto pare.
Io ho avuto la fortuna di trovare per il mio primo romanzo una casa editrice come Edizioni AlterNative, che è l’esatto opposto della casa editrice del romanzo; una casa editrice che se ne infischia del mercato e delle sue regole ma che vuole solo regalare storie che valgano la pena di essere lette.
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