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Moby Dick

By zorba
15 Settembre 2016
3322
3
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Moby Dick è un romanzo di Herman Melville, pubblicato originariamente nel 1851, mentre questa edizione di Crescere è del 2012.

Informazioni su 'Moby Dick'
Titolo: Moby Dick
Autore: Herman Melville
ISBN: 9788883371738
Genere: Classici
Casa Editrice: Crescere
Data di pubblicazione: 2012-01-01
Lingua: Italiano
Formato: Paperback
Pagine: 576
Goodreads
Anobii

Moby DickMoby Dick è un romanzo che tutti conoscono, anche se sono moltissimi a non averlo mai letto. É un romanzo entrato fortemente nella cultura occidentale, nonostante alla morte dell’autore nel 1891, quarant’anni dopo la pubblicazione, ne erano state vendute meno di 3000 copie. E il motivo fondamentale per cui è diventato uno dei classici della letteratura, soprattutto quella americana, è che il libro è molto bello e pieno di spunti di riflessione. Io l’avevo letto da piccolo, ma era una riduzione. La versione integrale è migliore? Può essere, ma è anche incredibilmente lunga e noiosa.

Melville prende spunto da due avvenimenti, per scrivere il suo capolavoro: un resoconto del primo ufficiale Owen Chase della baleniera Essex, “Narrazione del naufragio della Baleniera Essex di Nantucket che fu affondata da un grosso capodoglio al largo dell’Oceano Pacifico“, di cui è uno degli otto sopravvissuti, e il ritrovamento, attorno al 1830, di un enorme capodoglio albino al largo delle cose dell’isola cilena di Mocha. Il capodoglio aveva più di venti ramponi conficcati nel dorso, e divenne famoso con il nome di Mocha Dick.

Il romanzo parla di Ismaele, un marinaio che si imbarca per la caccia alle balene per la prima volta su una nave di nome Pequod dal porto di Nantucket, la capitale della caccia alla balena. Il capitano della nave è Achab, che in realtà si è messo in viaggio per uccidere il capodoglio più grande che sia mai esistito, Moby Dick, la balena bianca, per vendicarsi del loro ultimo incontro dove il capitano Achab ha perso una gamba.

Il romanzo è tutto qui, e non servirebbero 600 pagine per svilupparne la trama. Il testo viene riempito con le nozioni della caccia alla balena, dai materiali usati per gli arpioni, a come si toglie la carne all’animale legato alla nave, di come si caccia, persino quali sono le zone di pesca più prolifiche.

A noi obiettivamente tutto questo non interessa. Anche perché adesso la caccia alla balena si fa in tutt’altro modo, e un trattato storico sulla caccia a questo animale, soprattutto adesso che è quasi in via d’estinzione, a me sinceramente fa rabbrividire e basta.

Allora il romanzo non merita la sua fama? Oh, no. La merita eccome. Le considerazioni sulla religione, su dio, sulla vita, sull’ossessione, sulla lotta tra il bene e il male, sono incredibilmente attuali e fanno riflettere su temi importanti per il genere umano. A maggior ragione per un romanzo pubblicato 150 anni fa. E la lunghezza della narrazione, la digressione enciclopedica e quasi scientifica, ci fanno quasi essere sul ponte del Pequod, ad ascoltare quel pazzo di Achab chiedere ad ogni marinaio che incontra se ha visto la balena bianca.

Citazioni da “Moby Dick”

“Chi non è uno schiavo? Ditemelo.”

“Un uomo può essere onesto sotto qualunque pelle”

“Chi si porta addosso qualche generosa esca alle risate, è un uomo che vale più di quanto non si pensi”

“Gioia all’uomo, alta, altissima e interiore gioia, che contro gli dei e i commodori superbi di questo mondo oppone sempre il proprio io inesorabile. Gioia a chi si regge ancora sulle forti braccia quando la nave di questo mondo vile e traditore gli è sprofondata sotto. Gioia a chi nella verità non dà quartiere, e uccide, brucia, distrugge ogni peccato anche se deve stanarlo da sotto le toghe dei giudici e dei senatori”

“Tutti i grandi uomini tragici lo sono per via di qualcosa di anormale. Puoi starne sicuro, tu giovane ambizioso, che ogni grandezza mortale non è che malattia”

“Le cose più degne di ammirazione sono quelle che non si possono esprimere, i ricordi indimenticabili non fanno scrivere epitaffi”

“Ma la mia unica ruota dentata si adatta a tutte le loro ruote, e girano. O se volete mi stanno davanti come tanti mucchietti di polvere, e io ne sono la miccia. Oh, è duro che per accendere gli altri anche la miccia debba andare distrutta!”

“Non so cosa potrà succedere, ma comunque sia ci andrò incontro ridendo. C’è un ghigno così comico in tutti i vostri errori!”

“La pazzia umana è spesso una cosa scaltra e terribilmente felina. Quando pensi che se ne sia andata, può darsi che si sia soltanto trasformata in qualche forma ancora più subdola”

“I tuoi pensieri hanno creato dentro di te una creatura; e all’uomo che a forza di pensare si trasforma in un Prometeo, un avvoltoio divora il cuore per sempre. Un avvoltoio che è la stessa creatura che egli crea”

“Sicuro, sciocchi mortali, il diluvio di Noè non si è ancora abbassato; esso copre ancora due terzi della dolce terra”

“Come quest’oceano spaventoso circonda la terra verdeggiante, così nell’anima dell’uomo c’è un’insulare Tahiti, piena di pace e di gioia, ma circondata da tutti gli orrori di questa semisconosciuta vita”

“Tutti gli uomini sono avvolti in lenze da balene. Tutti sono nati col cappio al collo; ma è solo quando sono presi nella stretta improvvisa e fulminea della morte che si rendono conto dei pericoli muti, sottili, onnipresenti della vita”

“Non c’è pazzia degli animali sulla terra che non venga infinitamente superata dalla pazzia degli uomini”

“Mi rallegro sempre nella calma silenziosa del centro; e mentre pianeti pesanti ed eterni di dolore mi ruotano attorno, giù nel profondo e nell’entroterra io continuo a bagnarmi in un’eterna soavità di gioia”

“Non è forse un detto sulle labbra di tutti che il Possesso è metà della Legge, cioè a dire indifferentemente da come la cosa è venuta in possesso? Ma spesso la proprietà fa tutta la legge. Che cosa sono i muscoli e le anime dei servi russi e degli schiavi repubblicani se non pesce legato, il cui possesso è l’unica sua legge? Cos’è per il proprietario rapace l’ultimo obolo della vedova se un pesce legato? Che cos’è quella casa marmorea di un furfante non smascherato, con la targa sull’uscio come guidone, che cos’è se non pesce legato? Che cos’è il catastrofico interesse anticipato che il mediatore Mardocheo ottiene dal povero fallito Facciafflitta, su un prestito che permetterà alla famiglia di quest’ultimo di non morire di fame, che cos’è quel rovinoso interesse se non pesce legato? Che cos’è il redditto di 100.000 sterline che l’Arcivescovo di Salvalanima si pappa sul magro pane e formaggio di centinaia di migliaia di lavoratori dalla schiena rotta (tutti sicuri del cielo senza il minimo bisogno di Salvalanima), che cos’è quella cifra tonda se non pesce legato? Che cosa sono se non pesce legato le città e i villaggi ereditati dal Duca di Beozia? Che cos’è la povera Irlanda per quel temuto ramponiere di John Bull, e il Texas per quel lanciere apostolico Fratello Jonatha, se non pesci legati? E in tutti questi casi non è forse il Possesso l’unica vera legge? Ma se la teoria del pesce legato è quasi universalmente applicabile, ancora di più lo è la teoria sorella del pesce libero. Essa è di applicazione internazionale e cosmica. Che cos’era l’America nel 1492 se non pesce libero in cui Colombo piantò la bandiera di Spagna in modo da contrassegnarla per i suoi regali padroni? Che cos’era la Polonia per lo zar, la Grecia per i Turchi, l’India per l’Inghilterra? E che cosa sarò finalmente il Messico per gli Stati Uniti? Tutti pesci liberi. E i diritti dell’uomo e le libertà del mondo che cosa sono se non pesce libero? E le teste e le opinioni di tutti gli uomini? E il principio della libertà religiosa? E i pensieri dei pensatori per i contrabbandieri di parole grosse? Che cos’è questo stesso gran globo se non pesce libero? E tu, lettore, che altro sei, se non un pesce libero e un pesce legato assieme?”

“L’uomo ama il suo simile ma è anche un animale che fa denaro, e questa propensione interferisce troppo spesso con la sua capacità di amare”

“C’è una saggezza che è dolore; ma c’è un dolore che è pazzia”

“Grandi fatiche, poco profitto per quelli che chiedono al mondo la propria spiegazione; il mondo non sa spiegare se stesso”

“Chi deve giudicare, quando il giudice stesso è portato alla sbarra?”

Trama
6.5
Scrittura
7
Contenuto
8.5
7.3
Il romanzo è molto lento, quasi faticoso, spesso poco interessante e molto lungo. Ma quando lo chiudete, dopo averlo finito, rimanete con l'amaro in bocca e con la sensazione che questo viaggio vi abbia portato più lontano di quanto immaginavate.
Reader Rating: (1 Rate)
7.5
Tagsclassicicrescereherman melvillerecensione librirecensione librorecensioni libri
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zorba

Stefano Zorba, pseudonimo di Stefano Filippini, è nato e vive a Brescia. Rapper dal 1999, ha pubblicato cinque album autoprodotti e due con i gruppi Sons of Babel e Fronte Unico. Nel 2016 ha pubblicato il suo primo romanzo "Mi innamoravo di tutto - Storia di un dissidente" con Edizioni AlterNative. Tra le altre cose il pazzo degli Aforismi di un pazzo.

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  1. zorba 15 Settembre, 2016 at 12:11 Accedi per rispondere

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