Più sicurezza
Più sicurezza. Ecco quello che ci vuole.
Io a casa non ho la televisione, ma ieri pomeriggio mi è capitato di dovermi sorbire Rai Uno per tutto il giorno, ed era un pessimo giorno per guardare quel canale, dopo gli attentati di Bruxelles.
Ho visto una pletora di politici e opinionisti dire che siamo in guerra e che dobbiamo combattere il terrorismo, che abbiamo bisogno di più sicurezza. Ho sentito il Presidente del Consiglio che nessuno ha eletto dire che dobbiamo difendere la nostra libertà, soprattutto grazie ai nostri servizi segreti che hanno grande esperienza di terrorismo (mafia, terrorismo e brigatismo) e che possiamo insegnare qualcosa all’Europa. E nessuno che ha ribattuto, tutti annuivano, tutti con gli occhi lucidi di commozione.
Ma siete impazziti? Tutti?
Non si difende la nostra libertà permettendo che i servizi segreti si infiltrino nelle nostre vite. Non si difende la libertà limitandola. E poi… I nostri servizi segreti hanno esperienza? Quale esperienza? Della mafia? Che per far finire la stagione delle bombe mafiose lo Stato è sceso a patti e ha trattato la resa? Del brigatismo? Delle bombe in Piazza e delle Stragi di Stato, dove buona parte dei servizi era in combutta con terroristi di destra per alimentare una strategia della tensione che ha distrutto la passione politica di tutta una generazione?
Se i servizi segreti italiani hanno esperienza di terrorismo dovremmo averla anche tutti noi italiani, almeno a quarant’anni di distanza: la tensione serve a distogliere lo sguardo, a distruggere le lotte, a sacrificare le libertà individuali in nome di una sicurezza che non ha mai risolto un cazzo. Andatelo a chiedere agli Statunitensi, come sono più sicuri dopo l’11 Settembre 2001 e dopo il Patriot Act e l’ascesa dell’NSA.
Mi dispiace per i morti di Bruxelles, perché i morti fanno sempre dispiacere, perché potremmo essere noi. Perché abbiamo paura e siamo arrabbiati e vogliamo che finisca. Ma se al Bataclan eravamo tutti francesi e oggi siamo tutti belga, quando saremo tutti Siriani? O Iracheni? Perché i loro morti sono morti come i nostri. E sono molti di più.
I morti di Bruxelles non sono morti per l’integralismo islamico. I morti di Bruxelles, quelli di Parigi, quelli in Turchia sono morti per soldi. Soldi e petrolio. E’ tutto molto più complicato di quello che ci raccontano, ed è troppo facile odiare il diverso e additare il nemico. I morti di Bruxelles sono morti per il capitalismo e per le politiche estere dei paesi europei e statunitensi degli ultimi 25-30 anni. Perché se siamo in guerra, un motivo c’è, e non sono delle nuove crociate, sono sempre le stesse, come quelle dei cavalieri templari e degli Ospitaleri: fatte per espandersi e per dominare, non per religione o ideologia.
Apriamo gli occhi e smettiamola di nasconderci dietro la paura. Non è buonismo, è realismo. Non abbiamo bisogno di più sicurezza, ma di meno capitalismo.
“Non c’è migliore schiavo di chi si crede libero”