Titanic
L’Italia affonda, e questo non è una novità. Nemmeno paragonarla al Titanic lo è, per la verità. Non mi illudo di essere originale, ma il paragone (con il film di James Cameron, più che con la storia vera) calza davvero a pennello. Perché quest’Italia, che dal dopoguerra doveva essere questa enorme economia inaffondabile, basata sulla cultura, il turismo e la grande inventiva e imprenditoria dei nostri progenitori, ha qualche falla di cui nessuno sembrava essersi accorto. Finché l’iceberg di questa crisi finanziaria (sono l’unico che vede in questa crisi la Crisi con la “C” maiuscola? Quella che definisce che il Capitalismo e il Neoliberismo hanno davvero i giorni contati?) non è entrata in collisione con il transatlantico Italia. E l’Italia ha scoperto che le camere stagne che avrebbero dovuto salvarla (leggi Imprese, Stato, Politica, Servizi Sociali, Economia) non hanno tenuto e continuano ad imbarcare acqua. Inesorabilmente, fino alla rottura finale.
E allora guardiamoli i personaggi di questo film:
Alcide De Gasperi (Il Costruttore)
Si, perché il Titanic Italia come lo conosciamo adesso l’ha costruito lui. Lui ha scelto l’America come partner alleato per la ricostruzione, lui ha sottoscritto il Piano Marshall, lui ha coperto il massacro di Portella delle Ginestre, lui ha permesso all’OSS (l’antenato della CIA Americana) di dirigere in segreto la politica italiana in combutta con la mafia. Lui ha anche usato il boom economico, ha cavalcato la genialità degli Italiani, si è preso il merito di aver posto le basi della democrazia. Non è cattivo, ma qualche errore l’ha fatto. Se fosse ancora vivo cosa farebbe nella sciagura del Titanic? Fisserebbe l’orologio mentre l’acqua sale e lo uccide?
Mario Monti (Il capitano)
Ovviamente non l’unico. L’ultimo di una lunga serie di uomini politici che con i loro pregi e nonostante i loro molti difetti hanno cercato di pilotare l’Italia in porto. In quale, non è dato a noi comuni mortali saperlo. Lo so, volevate Silvio Berlusconi, in questo ruolo. Dite che lo è stato? Rispondetevi da soli: ce lo vedete a perdere tutto, vita compresa, perché ama così tanto la sua nave da affondare con essa? Se avete risposto: “No, ha già imitato qualcun’altro e sta già viaggiando per Hammamet” avete risposto giusto.
Silvio Berlusconi (L’armatore)
Si, lui è quello che caccia i soldi. E che si li riprende, ovviamente con gli interessi. Soldi che tra l’altro non ha ancora spiegato a nessuno dove ha preso. Soldi che lo fanno viaggiare in prima classe senza alcuna particolare competenza né merito. Soldi che gli fanno fare ciò che vuole, anche costruire la più grande nave, la più grande espansione di Milano, il più grande ponte sullo stretto. Si, certo. Poi quando la nave affonda? Lui dovrebbe restare a morirci sopra, così fanno i capi, i capitani, i dirigenti. Li paghiamo tanto perché possano pagare i propri errori, rischiando. E invece l’armatore che fa? Appena l’equipaggio volta le spalle, corre sulla prima scialuppa. Per mettersi in salvo. Per non affondare. Per tornare dai suoi soldi, fatti anche sulla pelle di sciagurati, di quelli che con le sciagure hanno perso tutto (esatto! L’Aquila, la Protezione Civile, ecc.)
E noi? Noi chi siamo? Non so voi. Io sono un passeggero di Terza Classe, che lavora per uno stipendio da fame, per una casa in affitto, che se va in Prima Classe è solo per intercessione di un qualche signore o signorino in frac con un bicchiere di brandy invecchiato in mano. Altrimenti restiamo a ballare musica improvvisata, a saltare, a sudare, a cercare qualche spicciolo per mangiare, a provarci con le belle ragazze di Terza Classe, anche quando la nave affonda, anche quando si inclina pericolosamente, anche quando si spezza a metà e comincia ad inabissarsi.
Mentre quelli di Prima Classe? Beh, fratelli, per loro ci sono abbastanza scialuppe, no?
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