28 Luglio 1974
Renato Curcio e Attilio Casaletti incontrano Silvano Girotto (“Frate Mitra”) a Pinerolo.
Dice Girotto:
«Levati mi avvertì che davanti alla Stazione di Pinerolo avrei trovato uno sui 35 anni, con i capelli corti, la pancetta, piuttosto tarchiato».
Anche questa volta l’ex-frate va al contatto senza radio. Ma appostati in auto e furgoni presso la stazione ci sono i carabinieri del nucleo speciale armati di Smith and Wesson calibro 38 special e con le macchine fotografiche.
Dopo una breve attesa, un passante, baffoni e pancetta, si ferma davanti all’ingresso della stazione, vicino a Girotto: è fotografato, si ha per un attimo la certezza che si tratti di Curcio. L’errore si scopre qualche minuto dopo, quando l’uomo descritto da Levati arriva con andatura dondolante, stringendo in mano una borsa scura. Vede Girotto, in divisa da anonimo guerrigliero: jeans, sahariana, cappellaccio e occhiali da sole. Gli sorride, insieme si avviano verso una 127 verde, parcheggiata poco distante e sulla quale è in attesa un’altra persona. L’ex frate è così a tu per tu con Renato Curcio.
Dirà l’ideologo delle BR in un un interrogatorio:
«Su come si è stabilito il contatto fra me e Girotto intendo solo dichiarare che esso non è avvenuto in alcuno dei modi che gli inquirenti ritengono. Circa i miei rapporti con Girotto non ho nulla da dichiarare perché non si possono collocare sul medesimo piano una spia, un giuda, incaricato di una funzione di provocatore e un militante rivoluzionario quale io sono. È un provocatore, e forse anche un ammalato, suppongo di testa. Ammetto di averlo incontrato: lo scopo era discutere i problemi della sua personale esperienza in America Latina, nonché i problemi di quel continente. Nego che fosse quello di affidargli una scuola quadri nell’ambito delle BR. Con lui parlai non esclusivamente delle Brigate Rosse e di altre organizzazioni, ma a titolo personale. Esposi le mie impressioni sulla storia politica italiana e solo questa prospettiva parlai di BR. Da tempo, del resto, costui premeva in modo snervante per avere un incontro proprio con me».
Da Piazza della Stazione la 127 prende la strada della Val Pellice. Così Girotto descrive i compagni:
«Quello grassoccio aveva buona parlantina ed appariva colto, mentre l’altro parlava poco e quando parlava faceva delle gaffes specie sotto il profilo della sicurezza. Infatti, mentre il grassoccio voleva far credere che eravamo andati in quella zona per caso, l’altro disse cose imprudenti, per esempio, passando per un punto dove c’erano massi in strada: “Questi macigni, non li tolgono mai”. E così dimostrò di conoscere il posto».
Il colloquio si svolge in un prato nella Valle dei Carbonieri, in mezzo alla gente che fa picnic e ragazzi che giocano a palla. Tema: la storia delle bierre, dall’attacco alla pista di Lainate al sequestro Sossi.
«Il grassoccio mi disse che le BR erano state create da un gruppo di compagni che ritenevano non vi fosse più spazio per la lotta legale, sicché avevano deciso di darsi alla lotta armata con una struttura clandestina. Mi disse anche che avevano avuto l’intenzione di giustiziare Sossi, ma poi avevano capito che la strage di Alessandria era stata voluta per dire, a loro delle BR, che non ci sarebbe stato nessun dialogo; e poi avevano saputo da fonti sicure del ministero degli interni che c’era stato l’ordine ai carabinieri di uccidere tutti, compreso Sossi. Il prigioniero era stato avvertito di ciò e aveva cominciato a dare di fuori, tanto che per confortarlo avevano dovuto dargli dei calmanti».
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