La caduta di Hyperion
La caduta di Hyperion è il secondo capitolo dei Canti di Hyperion, saga di fantascienza dello scrittore statiunitense Dan Simmons.
Scritto nel 1990, viene pubblicato da Mondadori nel 1998 nella traduzione di G.L. Staffilano.
Sullo sfondo una nuova battaglia si profila all’orizzonte. Quella dell’Egemonia con i componenti del TecnoNucleo che vogliono la fine della razza umana e la Caduta di Hyperion…
Una conclusione perfetta per la prima parte della saga. Forse sembrerà un pò complessa ai più, soprattutto quando il cibrido di John Keats entra nel TecnoNucleo a parlare con la IA Ummon. Forse non è così immediato capire le ragioni, la sottigliezza logica dell’universo che ha creato Dan Simmons in questo probabile futuro; ma se ci si sta attenti ogni cosa va al suo posto, a comporre un’affresco della razza umana, tra i suoi pregi e le sue debolezze.
Resta inoltre il tema centrale del rapporto tra uomo e tecnologia, e della dipendenza che abbiamo sviluppato con le macchine (e che continueremo a sviluppare anche nel futuro di Hyperion).
Si vedono anche i rinnegati Ouster per la prima volta, solo nominati nel primo volume: invece che ribelli che vogliono distruggere l’ordine dell’egemonia, cominciano ad essere dipinti per quello che sono. Esseri umani che si evolvono secondo il loro habitat e non viceversa, come fa l’Egemonia con la terraformazione dei pianeti ad immagine e somiglianza della vera Terra.
Citazioni da “La caduta di Hyperion”
“Il dolore è l’increspatura e la spuma di un’onda che non si frange”
“La folla ha passioni, non cervello”
“Non sottovalutate mai, dice Ummon, il potere di qualche perlina e cianfrusaglia e pezzetto di vetro colorato nei confronti di avidi indigeni”
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