Recensione di Fango di Niccolò Ammaniti
Recensione di Fango di Niccolò Ammaniti, pubblicato da Oscar Mondadori nel 1999.
Ho conosciuto Niccolò Ammaniti con Io non ho paura, un romanzo secondo me molto sopravvalutato che non mi era per nulla piaciuto. Ho provato a dare una seconda possibilità a questo autore. Fango è andato meglio, ma non di molto.
Fango è una raccolta di racconti che compone un romanzo (o un romanzo composto da racconti) che si intrecciano a formare un affresco della gioventù romana, descrivendo le vite che si intrecciano a Capodanno in un quartiere borghese nella periferia romana.
I racconti attraversano molti generi che vanno dall’horror alla commedia all’italiana, tutti mescolati l’uno con l’altro e non sempre incastrati alla perfezione.
Anche il livello della narrazione è molto altalenante; alcuni racconti sembrano dei riempitivi più utili a completare la narrazione che delle storie che valeva la pena raccontare.
Devo dire che la scrittura di Ammaniti qui è molto più efficace che in Io non ho paura, probabilmente qui molto più a suo agio soprattutto in quei racconti che sfiorano il grottesco e il surreale. A volte splatter, a volte grottesco, quasi sempre sanguinario e violento, Ammaniti viene spesso definito geniale in questa raccolta di racconti. Io questa genialità non riesco a coglierla, forse perché se lo paragono a Chuck Palahniuk (uno dei miei scrittori preferiti) il confronto non regge e lo scrittore italiano se ne esce con la coda tra le gambe.
Forse dovrei dargli un’altra possibilità. Trovare un romanzo dove si esprima al meglio. O forse no. Vedremo. Quello che è certo è che Fango sembra un’opera che abbia più l’intento di spaventare e disgustare che di narrare effettivamente una storia.