27 Agosto 1974
Luciano Violante incrimina Edgardo Sogno per cospirazione politica.
Il giudice istruttore di Torino Luciano Violante incrimina Sogno per cospirazione politica, e ne fa perquisire l’abitazione; l’ex ambasciatore si sottrae all’interrogatorio nascondendosi in una botola occultata nel soffitto di casa.
Dirà Sogno:
«Non mi andava di farmi trovare così aspettai là dentro che la perquisizione finisse. Furono sequestrati documenti che i poliziotti ritennero interessanti… Tra questi c’era un opuscolo intitolato Organizzazione e condotta della guerriglia, che un informatore dei Servizi, un tal Bandioli, fingendosi oppositore del regime, mi aveva consegnato allo scopo di compromettermi. C’era un biglietto che mi aveva mandato Felice Mautino, comandante partigiano, in un momento di sconforto per qualche scandalo: “Dovremmo tirarci su le brache e riprendere il mitra”; uno sfogo che gli costò rincriminazione».
L’allora ministro dell’Interno Taviani ricorderà la vicenda del progettato golpe “bianco” dell’estate 1974 scrivendo:
«Nell’agosto del 1974 arrivò sul mio tavolo di ministro dell’Interno un’informazione che raccontava di una presunta cospirazione per instaurare il regime presidenziale in Italia. Faceva, tra gli altri, i nomi di Pacciardi, Sogno, Brosio e Palumbo, comandante della Divisione carabinieri Pastrengo. La rinviai al capo della Polizia con scritto: “Indagate”. Suppongo che l’informazione sia così giunta alla magistratura di Torino, dalla quale città era partita […]. Dai fatti risulta che il golpe abortì. Perché abortì? Innanzitutto perché il ministro della Difesa Andreotti trasferì alcuni generali che avevano aderito ai progetti di Sogno, mentre il generale Palumbo abbandonò l’iniziativa e riaffermò la sua fedeltà al Governo. In secondo luogo, perché tutti coloro che avevano dato assenso o adesione a Sogno erano dei capi. Mancavano i subalterni, i sottufficiali, le truppe… La terza ragione del fallimento dei progetti di Sogno e Pacciardi è che costoro e i loro sodali non si collegarono con Ordine nuovo. Il Mar di Fumagalli (medaglia d’argento partigiana) si era collegato con Ordine nuovo: strage di Brescia e successivo arresto. Non si collegò Sogno. Non riuscì o non volle?».
Fra il ministro dell’Interno Taviani (presidente della FIVL, organizzazione degli ex partigiani “bianchi”) e Edgardo Sogno (vice presidente della FIVL) è in corso da mesi uno scontro frontale. Su incarico di Sogno, Cavallo ha diffuso polemici manifesti contro Taviani. Il ministro dell’Interno, da parte sua, ha pubblicamente sconfessato la teoria degli opposti estremismi (cavallo di battaglia di Sogno), sostenendo che di fatto i veri pericoli eversivi per le istituzioni arrivano da destra e non da sinistra.
Il Sid compila una informativa su Sogno datata 10 settembre 1974.
C’è scritto:
«La recente incriminazione della medaglia d’oro conte Edgardo Sogno Rata del Vallino ha destato viva apprensione negli ambienti antifascisti dell’alta Italia, specie in Piemonte. Anche nelle file del Partito liberale, oltre a nutrire vive preoccupazioni per la piega assunta dagli avvenimenti connessi alle “trame eversive”, che coinvolge eminenti figure della Resistenza, ci si chiede a chi serva questa “manovra” e quali finalità essa nasconda».
La nota prosegue evocando la Cia:
«In seno all’Anpi si fa osservare che [Sogno] poteva contare su cospicui finanziamenti da parte di noti industriali del Nord, e di settori ben identificabili della Central Intelligence Agency (Cia), presso la quale gode stima e considerazione, e vanta amicizie tra esponenti dell’organizzazione, conosciuti all’epoca della Resistenza come capi di missioni militari dell’Oss-Office Strategie Service […]. Il maggiore Edward Philip Scicluna, citato in vari articoli di stampa che trattano la vicenda dell’ambasciatore Sogno, secondo indicazioni confidenziali sarebbe lo “special agent” della Cia operante a Torino. Per quanto attiene un’altra riunione [preparatoria dei Crd, ndr\ avvenuta nel settembre 1970, a Torino, nel Collegio di San Giuseppe, si precisa che tale istituto, fin dall’epoca della Resistenza, servì come base d’incontro con gli agenti dei servizi segreti Alleati e gli esponenti della organizzazione “Franchi” di Sogno. Fra i prelati che curavano la sicurezza degli incontri stessi, una parte importante spetta a Frate Berardo. Consta, altresì, che a Milano opera una non meglio nota agenzia di commercio denominata “American Eximport”, diretta da elementi statunitensi che durante l’ultimo conflitto operarono alle dipendenze dell’Oss, ed erano in contatto, oltre che con Sogno, con altri esponenti della “Franchi”, tra cui Felice Mautino [democristiano, ex partigiano “bianco”, tesoriere dei Cdr, ndr]. Detta agenzia, lo scorso anno, così come aveva fatto negli anni addietro, aveva sovvenzionato Sogno con vistosi assegni, a firma “American Eximport”, consegnati nelle mani del Mautino».
La nota informativa del Sid include un elenco di supposti aderenti ai Crd, «persone legate a Sogno fin dai tempi della lotta partigiana»: trenta nominativi, fra i quali Agostino Bergamasco («“Dino”, corriere del Clnai per i collegamenti con i servizi segreti Alleati in Svizzera»), Stefano Porta («medico chirurgo, membro dell’organizzazione “Franchi”, gruppo di Milano, corriere del Clnai per i collegamenti con i servizi segreti Alleati in Svizzera»), Guglielmo Mozzoni («corriere del Clnai per i collegamenti con i servizi segreti Alleati in Svizzera»), Adolfo Beria di Argentine («magistrato, membro della organizzazione “Franchi”»), Manlio Brosio («esponente del Pii, ex segretario generale della Nato»).
Intanto Sogno fa pervenire ai giornali un «messaggio dalla clandestinità» nel quale si dichiara vittima di una persecuzione politico-giudiziaria e annuncia: «Questo regime corrotto e mafioso di democrazia popolare si può ancora contestare e sfidare prima che sia troppo tardi»
Leave a reply
Devi essere connesso per inviare un commento.