2 Maggio 1974
Due nuclei armati delle Brigate Rosse, mentre polizia e carabinieri li cercano ovunque, compiono contemporaneamente due perquisizioni: una al Centro Sturzo di Torino e l’altra al Comitato di Resistenza di Sogno (MI).
Alla base di queste due perquisizioni c’è la necessità di passare all’attacco di quelle persone che portano avanti politiche antipopolari e autoritarie, sia nel mondo Statale che in quello politico ed economico.
L’invito è sempre quello di invitare il proletariato a organizzarsi e armarsi.
Le due azioni avvengono in pieno sequestro Sossi.
A Torino un commando brigatista fa irruzione nel Centro don Sturzo (associazione della destra DC presieduta dal deputato Giuseppe Costamagna) e sottrae documenti e schedari dopo aver imbavagliato l’impiegato, Giancarlo Fava. Prima di andarsene tracciano con la vernice spray la scritta: «Creare organizzare il potere proletario armato».
Quindi con una telefonata avvertono “La Stampa” di un comunicato formato da due cartelle fittamente dattiloscritte.
A Milano, i brigatisti irrompono nella sede del Comitato di resistenza democratica di Edgardo Sogno alle 19:30, legano e imbavagliano il segretario Vincenzo Pagnozzi (cognato del defunto Roberto Dotti), e rubano schedari e documenti.
Da una cronaca:
«L’operazione è durata pochi minuti; alcune persone sono state legate e imbavagliate, ma non è stato fatto loro alcun male. Dopo aver rovistato nei cassetti e tracciato sui muri scritte con la vernice rossa, gli aggressori se ne sono andati. Hanno lasciato sul posto volantini.»
Stranamente, entrambi i comunicati di rivendicazione, diffusi lo stesso giorno, sono datati 29 aprile. Inoltre, «tra il materiale sottratto dalle BR a Torino figura anche una lettera scritta il 30 dicembre 1973, a firma avvocato Giuseppe Calderon su carta intestata di un college americano del Maryland e indirizzata a Costamagna.
Questa lettera, rubata dalle BR, verrà sequestrata a suo tempo nell’abitazione di Luigi Cavallo. Tanto che un giudice
di Roma, perplesso ma ben poco incuriosito, annoterà: «Dovrebbe ricavarsene che Cavallo aveva all’epoca legami con appartenenti alle Brigate rosse”»
Le carte requisite sono scottanti: vari elenchi di nominativi (politici, imprenditori, magistrati, giornalisti, diplomatici, ufficiali di Carabinieri, Polizia e Forze armate), documenti riservati, lettere, tutta la mappatura di un’organizzazione della destra anticomunista che persegue il progetto “neo-gollista”.
Ricorda oggi Franceschini:
«In mezzo a quelle carte a un certo punto salta fuori il necrologio, pubblicato dal “Corriere della Sera”, di un defunto il cui nome fa impallidire la Cagol: Roberto Dotti. Lei, turbata, mi racconta che quattro anni prima, nella primavera del 1970, Simioni l’ha messa in contatto, alla Terrazza Martini, con un ex partigiano comunista che si chiamava proprio così, e mi dice che a quel Dotti amico di Simioni sono state consegnate a più riprese le schede biografiche dei militanti che entravano nella struttura clandestina della lotta armata. Dobbiamo assolutamente accertare se è un omonimo, o se si tratta della stessa persona… Così mi faccio accompagnare da Bertolazzi o da Ognibene, non me lo ricordo, al cimitero Maggiore di Milano, cerco la tomba di Dotti e asporto dalla lapide la foto mortuaria. Margherita la guarda a lungo: non ne è sicura al cento per cento, ma gli sembra proprio che sia lui…
Comunque, alla fine quello che ci interessa veramente è di avere in mano quel bendidio di documenti dell’organizzazione di Sogno, una vera miniera. Decidiamo di selezionarlo, e di ricavarne un opuscolo di denuncia. Per noi quelle carte sono la prova dei progetti neo-gollisti che già abbiamo denunciato, sono la dimostrazione che le destre liberale e democristiana stanno cospirando per instaurare in Italia una Repubblica presidenziale autoritaria. Per me è chiaro che il regista politico di tutta l’operazione è Andreotti: il più destro dei capi democristiani, quello che da anni è culo e camicia coi servizi segreti, con le Forze armate e la Nato, con gli americani, con la destra padronale guidata da Eugenio Cefis.
Noi l’avevamo capito fin dal principio che il vero pericolo di un golpe reazionario in Italia non veniva dai neofascisti, ma dalle destre cosiddette democratiche».
Le due azioni di Torino e Milano, programmate dai terroristi a supporto del sequestro Sossi avvenuto a Genova e ancora in corso, contribuiscono ad accentuare il clamore mediatico sulle BR e sulla loro articolazione.
- Pino Casamassima, Il libro nero delle Brigate Rosse
- Sergio Flamigni, La sfinge delle Brigate Rosse. Delitti, segreti e bugie del capo terrorista Mario Moretti.
- Vincenzo Tessandori. BR Imputazione: banda armata. Cronaca e documenti delle Brigate Rosse.
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