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Brigate Rosse
Home›L'alba dei funerali di uno Stato›Brigate Rosse›2 Maggio 1974

2 Maggio 1974

By zorba
2 Maggio 1974
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Due nuclei armati delle Brigate Rosse, mentre polizia e carabinieri li cercano ovunque, compiono contemporaneamente due perquisizioni: una al Centro Sturzo di Torino e l’altra al Comitato di Resistenza di Sogno (MI).

Alla base di queste due perquisizioni c’è la necessità di passare all’attacco di quelle persone che portano avanti politiche antipopolari e autoritarie, sia nel mondo Statale che in quello politico ed economico.

L’invito è sempre quello di invitare il proletariato a organizzarsi e armarsi.

Le due azioni avvengono in pieno sequestro Sossi.

A Torino un commando brigatista fa irruzione nel Centro don Sturzo (associazione della destra DC presieduta dal deputato Giuseppe Costamagna) e sottrae documenti e schedari dopo aver imbavagliato l’impiegato, Giancarlo Fava. Prima di andarsene tracciano con la vernice spray la scritta: «Creare organizzare il potere proletario armato».

Quindi con una telefonata avvertono “La Stampa” di un comunicato formato da due cartelle fittamente dattiloscritte.

Estratti del Comunicato sulla perquisizione del Centro Don Sturzo di Torino

Un nucleo armato ha perquisito la sede dei Centri Don Sturzo e l’ufficio del loro presidente, il deputato democristiano Giuseppe Costamagna. Abbiamo colpito questo obiettivo perché è uno degli organismi che operano concretamente per restaurare la dittatura della borghesia che le lotte operaie degli ultimi anni hanno messo in crisi. Questi sono oggi i fascisti più pericolosi, questi sono quelli che lavorano nell’ombra, quelli che sotto varie etichette (Europa ’70, Cidas ecc.), tramano per far pagare ai proletari il prezzo della loro crisi, per limitare il diritto di sciopero, per costruire lo stato forte e la repubblica presidenziale.

[…]

Questo Costamagna, il più scoperto e intrallazzato esponente torinese di questa linea, ha alle sue spalle un lungo curriculum antipopolare e anticomunista: collabora col l’OSS americano, la CIA di allora, durante la Resistenza, come membro della Franchi diretta da Edgardo Sogno; dirige il settore propaganda dell’«ufficio psicologico» della DC durante la guerra fredda (es. fa esporre dei carri armati «sovietici» di cartone nel centro di Torino); organizza, in qualità di segretario generale dei Centri Sturzo, il convegno dell’Angelicum di Roma nel ’53-’54 per promuovere la collaborazione col partito neofascista.

[…]

Si oppone al centro-sinistra; sostiene il governo Andreotti anche dopo la sua caduta; vota contro la proposta di procedere contro Almirante; chiede, tramite il Centro Sturzo, la destituzione del cardinale Pellegrino; è avido di potere, tanto è vero che ricopre numerosi incarichi: deputato da sei anni, da 23 assessore all’annona di Torino (queste due cariche sarebbero incompatibili persino per lo statuto interno della DC) ed è qui che basa il suo potere mafioso e ricattatorio nei confronti dei commercianti ed ambulanti di tutta la città; membro del consiglio comunale torinese che deve spesso ricevere in appoggio i voti dei consiglieri missini; presidente dei Centri Sturzo, del Centrum, dell’UCIC (Unione Cattolica Italiana Commercianti), dell’AIAC (Associazione Italiana Approvvigionamenti e Consumi), neonata associazione tendente a estendere il suo potere mafioso anche sulla produzione oltre che sulla distribuzione.

[…]

A Milano, i brigatisti irrompono nella sede del Comitato di resistenza democratica di Edgardo Sogno alle 19:30, legano e imbavagliano il segretario Vincenzo Pagnozzi (cognato del defunto Roberto Dotti), e rubano schedari e documenti.

Da una cronaca:

«L’operazione è durata pochi minuti; alcune persone sono state legate e imbavagliate, ma non è stato fatto loro alcun male. Dopo aver rovistato nei cassetti e tracciato sui muri scritte con la vernice rossa, gli aggressori se ne sono andati. Hanno lasciato sul posto volantini.»

Estratti del Comunicato sulla perquisizione del CRD di Milano
[…]

Gli obiettivi della perquisizione sono: reperire documenti e informazioni utili a svelare i disegni provocatori di una centrale della controrivoluzione; infliggere un colpo al progetto reazionario che i padroni tentano di realizzare contro la classe operaia e le sue avanguardie.

[…] [Il CRD], fondato a Milano nel 1971 è un’organizzazione che, sua stessa ammissione, si propone di costruire una classe politica di destra e atlantica, raccogliervi intorno gli strati sociali moderati, porre le premesse di una riforma della Costituzione (nella direzione della repubblica presidenziale), che rafforzi l’esecutivo e poggi sul principio dell’elezione diretta del presidente della Repubblica, del presidente del consiglio e delle stesse camere.

[…]

Il progetto reazionario e antioperaio del CRD si inserisce in un clima che vede una serie di uomini e di gruppi politici coagulati attorno alla prospettiva del neogollismo e del colpo di stato istituzionale. È contro questa tendenza oggi maggioritaria all’interno dello schieramento padronale che combattiamo. Con la perquisizione della sede del CRD, il nostro compito è anche quello di stanare i loro progetti mostrando le vere intenzioni di chi, pur sotto vesti legalitare ed “antifasciste”, prosegue ostinatamente e da sempre obiettivi reazionari ed antioperai. Contro il neogollismo portare l’attacco al cuore dello stato.

Stranamente, entrambi i comunicati di rivendicazione, diffusi lo stesso giorno, sono datati 29 aprile. Inoltre, «tra il materiale sottratto dalle BR a Torino figura anche una lettera scritta il 30 dicembre 1973, a firma avvocato Giuseppe Calderon su carta intestata di un college americano del Maryland e indirizzata a Costamagna.

Questa lettera, rubata dalle BR, verrà sequestrata a suo tempo nell’abitazione di Luigi Cavallo. Tanto che un giudice
di Roma, perplesso ma ben poco incuriosito, annoterà: «Dovrebbe ricavarsene che Cavallo aveva all’epoca legami con appartenenti alle Brigate rosse”»

Le carte requisite sono scottanti: vari elenchi di nominativi (politici, imprenditori, magistrati, giornalisti, diplomatici, ufficiali di Carabinieri, Polizia e Forze armate), documenti riservati, lettere, tutta la mappatura di un’organizzazione della destra anticomunista che persegue il progetto “neo-gollista”.

Ricorda oggi Franceschini:

«In mezzo a quelle carte a un certo punto salta fuori il necrologio, pubblicato dal “Corriere della Sera”, di un defunto il cui nome fa impallidire la Cagol: Roberto Dotti. Lei, turbata, mi racconta che quattro anni prima, nella primavera del 1970, Simioni l’ha messa in contatto, alla Terrazza Martini, con un ex partigiano comunista che si chiamava proprio così, e mi dice che a quel Dotti amico di Simioni sono state consegnate a più riprese le schede biografiche dei militanti che entravano nella struttura clandestina della lotta armata. Dobbiamo assolutamente accertare se è un omonimo, o se si tratta della stessa persona… Così mi faccio accompagnare da Bertolazzi o da Ognibene, non me lo ricordo, al cimitero Maggiore di Milano, cerco la tomba di Dotti e asporto dalla lapide la foto mortuaria. Margherita la guarda a lungo: non ne è sicura al cento per cento, ma gli sembra proprio che sia lui…

Comunque, alla fine quello che ci interessa veramente è di avere in mano quel bendidio di documenti dell’organizzazione di Sogno, una vera miniera. Decidiamo di selezionarlo, e di ricavarne un opuscolo di denuncia. Per noi quelle carte sono la prova dei progetti neo-gollisti che già abbiamo denunciato, sono la dimostrazione che le destre liberale e democristiana stanno cospirando per instaurare in Italia una Repubblica presidenziale autoritaria. Per me è chiaro che il regista politico di tutta l’operazione è Andreotti: il più destro dei capi democristiani, quello che da anni è culo e camicia coi servizi segreti, con le Forze armate e la Nato, con gli americani, con la destra padronale guidata da Eugenio Cefis.

Noi l’avevamo capito fin dal principio che il vero pericolo di un golpe reazionario in Italia non veniva dai neofascisti, ma dalle destre cosiddette democratiche».

Le due azioni di Torino e Milano, programmate dai terroristi a supporto del sequestro Sossi avvenuto a Genova e ancora in corso, contribuiscono ad accentuare il clamore mediatico sulle BR e sulla loro articolazione.

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  • Pino Casamassima, Il libro nero delle Brigate Rosse
  • Sergio Flamigni, La sfinge delle Brigate Rosse. Delitti, segreti e bugie del capo terrorista Mario Moretti.
  • Vincenzo Tessandori. BR Imputazione: banda armata. Cronaca e documenti delle Brigate Rosse.
Tagscentro sturzocomitato di resistenzaCRDEdgardo SognoGiancarlo FavaGiuseppe CostamagnaLuigi CavalloMario SossimilanoperquisizioniRoberto DottitorinoVincenzo Pagnozzi
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