15 Gennaio 1973
Le Brigate Rosse irrompono in una sede dell’UCID.
Il 15 gennaio un gruppo di brigatisti armati e mascherati – fra i quali c’è l’informatore della polizia Francesco Marra – fa irruzione nella sede dell’UCID (Unione cristiana imprenditori dirigenti, legata alla destra DC), nel centro di Milano.
Legano e imbavagliano il segretario dell’associazione, Giulio Barana di 50 anni, rubano documenti e schedari degli iscritti, dopodiché fuggono lasciando sul posto un volantino di rivendicazione con scritto:
«In questa situazione vogliamo dimostrare come la DC non sia soltanto lo strumento che per trent’anni ha sorretto fedelmente il potere dei padroni, ma sia essa stessa una mostruosa macchina di oppressione e sfruttamento. Infatti oltre ai fascisti assassini di Almirante operano, ugualmente pericolosi, i fascisti in camicia bianca di Andreotti: coloro che in fabbrica ci controllano, ci schedano, ci licenziano, che fuori parlano di libertà e di democrazia ma che in realtà organizzano la più spietata repressione antioperaia.
Contro tutti questi nemici i proletari hanno cominciato a organizzarsi per resistere, riaffermando che risponderanno al sopruso con la giustizia proletaria, alla violenza dei padroni con la lotta rivoluzionaria degli sfruttati. Contro i fascisti assassini di Almirante, contro il fascismo in camicia bianca della DC di Andreotti, i proletari costruiranno la resistenza armata!».
Quando stanno per andarsene entra Claudio Massazza di 20 anni. È il commesso di una salumeria che doveva consegnare un pacco in un’abitazione vicina ma, distratto, ha infilato il portone sbagliato. Prima di rendersi conto di quel che accade è afferrato e immobilizzato.
Il gruppo quindi si allontana indisturbato.
Benché incruenta, l’irruzione brigatista all’Ucid suscita scalpore. Il “Corriere della Sera” gli dedica un’intera pagina di cronaca. Ne scrive anche il quotidiano comunista “Il manifesto” (che fino a quel momento ha censurato col silenzio le azioni brigatiste): ma per mettere in dubbio «che il commando appartenga alle BR», e per esprimere i «dubbi che già da tempo esistono sulla stessa esistenza delle BR».
Questa attenzione verso l’azione delle Brigate Rosse è dovuta alla giornata di tensione vissuta dai cittadini di Milano: una bomba era scoppiata davanti alla sede del gruppo neofascista di Avanguardia Nazionale in Via Adige, 4; un altro ordigno sventra alle 3:15 la serranda a maglie della sede del MSI in Viale dei Mille a Lambrate; una bomba a miccia lenta devasta il Caffè Motta in Piazza San Babila, cuore nero di Milano.
Il sostituto procuratore Guido Viola esprime perplessità su questa azione, considerando che in quel momento le BR hanno trenta militanti in libertà provvisoria, dieci latitanti e due capi in attesa di scarcerazione che «debbono rispondere di reati ben precisi». Possibile che non si rendano conto di peggiorare la loro situazione? Intanto i sindacati, unitariamente, emettono un duro comunicato in cui l’impresa è definita criminale e inquadrata nella strategia della tensione. «L’Unità» è sulla stessa lunghezza d’onda, parlando di «gravi provocazioni a Milano per ricreare un clima di tensione». Dopo aver ricordato che il Barana è padre di sei figli, conclude ammonendo che «in vista del congresso fascista di Roma maggiore deve essere l’unità antifascista per combattere e vincere le forze eversive».
E le varie forze politiche? Mentre il Partito Liberale chiede a gran voce maggiori mezzi per polizia e carabinieri, i socialisti non fanno uscire neanche un rigo su l’«Avanti!», imitati da Avanguardia Operaia, nel cui «Quotidiano dei lavoratori» non si trova traccia dell’episodio. Da parte sua, «il Manifesto» per la prima volta dà un qualche rilievo alle BR, per metterne però in dubbio la stessa esistenza, mentre «Lotta continua», dopo aver colto l’occasione per polemizzare con «il Manifesto» sul tema della violenza, critica le «velleità delle BR», anche se un mese dopo ritornerà sull’azione contro l’UCID rivedendo la propria posizione rispetto a quella presa in occasione del sequestro Macchiarini. Ma per le BR, che valore aveva questa azione? La “perquisizione” all’UCID è un segnale preciso nella fase della propaganda armata, perché rappresenta il primo atto diretto contro il vero nemico: la Democrazia Cristiana, di cui bisogna smascherare la vera natura reazionaria. In questa ottica vanno lette altre azioni immediatamente successive, quali quelle a Torino contro il Centro Sturzo, e l’altra a Milano contro il democristiano di destra Massimo De Carolis.
Testi
- Sergio Flamigni, La sfinge delle Brigate Rosse. Delitti, segreti e bugie del capo terrorista Mario Moretti.
- Vincenzo Tessandori. BR Imputazione: banda armata. Cronaca e documenti delle Brigate Rosse.
- Pino Casamassima, Il libro nero delle Brigate Rosse
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