Rave girl
Rave girl (titolo originale Morvern Callar) è un romanzo di Alan Warner pubblicato da Guanda nel 1998.
Morvern Callar è una ragazza scozzese, che la vigilia di Natale scopre il ragazzo con cui convive morto suicida nel soggiorno di casa. Non rivela la morte del ragazzo e dice in giro che l’ha semplicemente lasciata.
Morvern vive una vita povera e lavora in un supermercato, passa le sue serate tra sesso, alcol e droga nelle discoteche della costa insieme alla sua amica Lanna, almeno finché ruba il romanzo che il suo ragazzo stava scrivendo e lo invia ad una casa editrice che decide di pubblicarlo. All’improvviso arrivano tanti soldi a cui non è abituata e può finalmente lasciare il lavoro che odia per dedicarsi a discoteche e viaggi.
Il romanzo è narrato in prima persona, con le considerazioni della protagonista al di là di qualsiasi etica o morale; la scrittura è fluida e cruda, molto simile a quella di Irvine Welsh di Trainspotting e The acid house. Forse troppo simile. L’unica differenza è la protagonista, femminile, che risulta credibile e originale.
Il romanzo scorre piacevole e interessante, ma devo dire che non lascia una grande traccia all’interno del lettore, almeno per quanto mi riguarda. La mancanza di morale passa ben presto in secondo piano, e a parte l’occultamento del cadavere del suo ragazzo non è che compia delle azioni tanto deprecabili da disgustare o da scuotere il nostro senso civico o la nostra etica.
Citazioni da “Rave girl”
“Ma niente grandi soddisfazioni per quelli come noi, eh? Noi che mangiamo da un piatto quasi vuoto. Ho risparmiato tanto per conquistarmi questa pensione anticipata e ora che sta per arrivare mi sento svuotato. Gli straordinari si sono mangiati il tempo. E guarda te: hai ventun anni e lavorerai quaranta ore a settimane in cambio di uno stipendio da fame per il resto della vita. Anche con due settimane in un bel posto di villeggiatura, non resta molto spazio per la poesia, eh?”
“Vengono a dirti che se lavori sodo puoi guadagnare dei bei soldini, ma la maggior parte delle persone lavora come schiavi e finisce a mani vuote. Non ci sarebbe niente di male se almeno te la presentassero come una lotteria. Ma no, non è così. La legge, come la forza bruta, va adorata come se fosse una virtù. Non esiste libertà, non esiste indipendenza. Esistono solo i soldi. Questo è il mondo che abbiamo creato e che nessuno venga a dirmi che ci sono altre cose nella vita, quando non ho il tempo né il denaro per godermela. Campiamo tutti sulle nostre necessità reciproche e inventiamo nomi nuovi per ladrocini belli e buoni”.
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