Recensione di SICE Le bambole non hanno diritti di Fernando Santini
SICE Le bambole non hanno diritti è un romanzo di Fernando Santini pubblicato da Dark Zone nel 2017.
SICE è l’acronimo di una nuova squadra speciale della polizia di Stato, la Squadra Investigativa Crimini Efferati, al cui comando viene posto il vicequestore Marco Gottardi. I primi due casi che si trovano ad affrontare sono quelli di un regista romano ucciso nel suo appartamento e quello di un bambino siriano trovato morto nel Tevere.
Il romanzo ha una trama davvero interessante, che si snoda tra registi senza scrupoli, alta borghesia romana (e ovviamente politica) e il CIE di Lecce, dove gli uomini e le donne all’interno come in un carcere sono in attesa di sapere il loro destino.
Purtroppo la scrittura di Fernando Santini mi è risultata troppo rigida e formale, soprattutto nei dialoghi, che a volte risultano davvero irreali. Allo stesso tempo la vicenda è trattata in modo troppo frettoloso, soffermandosi poco sui dettagli, sulle ambientazioni, sui protagonisti. E anche sugli argomenti trattati, che andavano decisamente approfonditi vista l’importanza che ricoprono.
I personaggi della squadra SICE non vengono descritti né fisicamente né psicologicamente e si confondono l’uno con l’altro. Come del resto gli antagonisti, i personaggi di contorno, i luoghi, gli spazi e le azioni. E negli ultimi anni le serie letterarie poliziesche hanno decretato la loro fortuna proprio sui personaggi e suoi loro rapporti più che sulle trame poliziesche, come il Commissario Montalbano o il Vice Questore Schiavone.
Mi ha colpito in negativo il fatto che soprattutto i personaggi femminili sono molto stereotipati nei comportamenti: le donne della SICE che piangono di fronte ai crimini efferati e che vengono consolati dai colleghi uomini o la cattiva della vicenda chiamata ripetutamente “troia” e “puttana” dagli stessi agenti di polizia.