La spada del destino – Recensione
La spada del destino è una raccolta di sei racconti dello scrittore polacco Andrzej Sapkowski, pubblicata da Nord Edizioni nel 2011.
La spada del destino è il secondo volume della saga del witcher Geralt di Rivia dalla quale è stata tratta ispirazione per la famosa serie di videogiochi “The Witcher”.
Il limite del possibile
Geralt di Rivia è uno strigo, un cacciatore di mostri, che vaga per il mondo alla ricerca di mostri da uccidere per soldi dopo l’evento noto come la “Congiunzione delle sfere”, il fenomeno che ha riversato i mostri nel mondo che conosciamo. Nel suo vagabondare lo strigo incontra un cavaliere soprannominato “Tre Taccole” che lo accompagna alla ricerca di un drago che sta terrorizzando il regno di Caingorn. Per il codice del witcher Geralt non potrebbe uccidere il drago; partecipa alla caccia solo perché così può rivedere Yennefer, la strega della quale è da sempre innamorato e ossessionato. Si troverà in un’avventura difficile con un finale assolutamente imprevisto.
Una scheggia di ghiaccio
Il secondo racconto approfondisce il rapporto tra lo strigo e la maga Yennefer: nella città di Aedd Gynvael Geralt incontra la maga, e scopre che da tempo immemore ha una relazione con un altro mago, Istredd. Yennefer non sa decidere tra l’uno e l’altro, facendo impazzire di gelosia entrambi fino a che lo strigo e il mago non si lanceranno in uno scontro mortale per il cuore della maga, come nella più banale e scontata storia medievale.
Il fuoco eterno
Geralt è a Novigrad, una delle città più grandi del mondo, con il suo amico Ranuncolo, un bardo famosissimo. In una locanda incontrano un mezzuomo, Dainty Biberveldt, e cercano di farsi offrire da mangiare visto che sono senza denaro. All’improvviso nella stanza entra una copia esatta del mezzuomo, che si scopre essere l’originale: quello che avevano incontrato era un mostro informe chiamato mimik, in grado di assumere le sembianze, i ricordi e i comportamenti di chiunque voglia.
Il mimik scappa, e il terzetto composto da Geralt, Ranuncolo e Biberveldt gira la città alla ricerca del “mostro”.
Un piccolo sacrificio
Geralt sta facendo da interprete al principe Agloval nel suo tentativo di convolare a nozze con Sh’eenaz, una sirena. La trattativa fallisce e il principe si rifiuta di pagarlo. Ad un banchetto lo strigo conosce Occhietto, una vecchia amica e collega del bardo Ranuncolo, della quale si infatua.
Arriva Agloval, e dà un altro incarico al witcher: scoprire cosa uccide i pescatori alle Zanne del Drago, il confine tra la scogliera e il regno del mare.
La spada del destino
Geralt è nel bosco di Brokilon, ultimo baluardo della natura contro il progresso, dove le driadi, le ninfe delle querce, stanno conducendo una guerra centenaria contro i regni circostanti. Mentre sta portando un’ambasceria alla regina delle driadi da parte Re Venzlav di Brugge incontra una bambina, Ciri, che gli sembra di avere già visto. L’ambasceria fallirà, ma all’improvviso la bambina sembra essere la cosa più importante del mondo.
Qualcosa di più
Un racconto strutturalmente complesso in cui lo strigo alterna stati di veglia in cui viene raccontato il presente e stati di alterazione dovuta alle ferite subite in cui ricorda gli eventi recenti che lo hanno portato al confine del Regno di Temeria. Al centro della vicenda ancora il rapporto tra lo strigo Geralt e la bambina Ciri, che sembra essere parte integrante del suo destino. E forse qualcosa di più.
I racconti sono interessanti, anche se non scritti in modo esemplare. Il mondo che viene dipinto dallo scrittore polacco è ben congegnato, i mostri attingono da tutte le mitologie e sono ben inserito nella narrazione. Il witcher Geralt è un bel personaggio, in bilico tra la sua insensibilità e l’amore, tra mostri buoni e mostri cattivi, tra bene e male, tra destino e volontà.
L’unica pecca è il rapporto tra Geralt e Yennefer, riportato anche nei videogiochi: veramente troppo assurdo e troppo fuori dal personaggio per essere credibile, a mio avviso.
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