Plexus
Plexus è un romanzo di Henry Miller, pubblicato da Longanesi nel 1956 e secondo volume di The Rosy Crucifixion.
Mentre è appena uscito Sexus, Lawrence Durell, critico e amico da sempre di Miller, gli scrive una lunga lettera in cui esprime il suo orrrore nel leggere quello che, a mio avviso, è il capolavoro dello scrittore Statiunitense. Sexus, appunto.
Devo confessarti d’esserne rimasto amaramente deluso, nonostante il fatto che esso contenga alcune delle pagine più belle che tu abbia scritto fino ad adesso.
Forse questa dura critica al primo volume della Crocifissione Rosea (che Miller avrebbe voluto raccolti in un unico volume da quasi 2000 pagine), altera la scrittura e lo stile di questo secondo “Plexus”.
Manca quella passione, quella voglia di vivere, quell’allegria disinteressata grati solo di essere vivi che si trova in Sexus. La narrazione zoppica, le situazioni sono banali e ripetitive, sono solo delle scuse per intermezzare le grandi pagine di analisi che Miller scrive sulla vita e sull’umanità.
Manca equilibrio, tra la filosofia appassionata di un uomo ai margini per scelta e una vita piatta e monotona, dentro gli schemi, grigia come il calcestruzzo di Brooklyn che fa da sfondo alla storia.
Manca quella vita straordinaria che giustifica la sua straordinaria visione della vita. Mancano gli amplessi e le situazioni incredibili di Sexus.
Ma forse non è solo per seguire i consigli di Durell che lo accusava di volgarità morale; forse è solo che la sua vita si era incastrata, fermata, sospesa. Forse non è una revisione della sua forza, ma una descrizione di un periodo nero, che lo porterà ad attraversare l’oceano e a stabilirsi a Parigi, dove finalmente si consacrerà uno dei più grandi e innovativi scrittori del Novecento.
Non storcete il naso. Senza Miller non ci sarebbe stata la Beat Generation. O Bukowski. E tante vite, senza leggerlo, si sarebbero spente in penombra invece di accendersi ed illuminare a loro volta il loro mondo intorno.
Citazioni da “Plexus”
“E’ facile andare a lavorare tutti i giorni. Il difficile è restare liberi”
“Strano, non c’è oscurità e paralisi se non nello spirito dell’uomo. Un po’ troppa luce, un po’ troppa energia (quaggiù) e non si è più adatti a vivere nella società umana. Compenso del visionario è il manicomio o la croce.”
“Sapeva che il male era più profondo. Nel suo giudizio semplice e ingenuo, concluse che l’unico modo per cambiare i fatti stava nel cambiare scena.”
“Per lui, il sole è spento da molto tempo. Lui è il desperado della sua razza, maledetto da se stesso e assolto da se stesso. Rifare il mondo? Piuttosto lo trascinerebbe in fondo all’abisso.”
“Siamo noi che manteniamo in vita questi libri che minacciano continuamente di ricadere nell’oblio. Come bestie da preda, stiamo all’agguato degli istanti di realtà che non soltanto eguaglieranno quelle stravaganze letterarie, ma le confermeranno e corroboreranno. Diveniamo simili a cavatappi, storpi, guerci, balbettanti nel vano sforzo di adattare il nostro mondo al mondo esistente. In noi l’angelo dorme d’un sonno leggero, pronto, al più lieve fremito, ad assumere il comando. Soltanto le veglie solitarie ci ridanno le forze. Soltanto quando siamo crudelmente separati comunichiamo veramente gli uni con gli altri.”
“Mangiare è delizioso, ma essere mangiato è una festa che supera ogni descrizione. Forse è un’altra, più stravagante forma di unione col mondo esteriore. Una specie di comunione a rovescio.”
“Una cosa mi sembra sommamente palese, ed è che la condanna e la distruzione, che figurano tanto spiccatamente in tutte le profezie, vengono dalla conoscenza certa che l’elemento storico o cosmico nella vita dell’uomo è soltanto transitorio. Il veggente sa come, perché e dove abbiamo smarrito la strada. Sa pure che non c’è molto da fare per quanto riguarda la grande massa dell’umanità. La storia deve seguire il suo corso, diciamo. E’ vero, ma perché? Perché la storia è il mito, il vero mito, della caduta dell’uomo reso manifesto nel tempo. La discesa dell’uomo nel dominio illusorio della materia deve continuare finché non rimanga più altro da fare se non risalire alla superficie della realtà”
“L’evoluzione non spiega nulla. Eravamo tutti insieme, sin dall’inizio del tempo, e resteremo insieme sino all’eternità. Le stelle e le costellazioni vanno alla deriva, i continenti vanno alla deriva, l’uomo va alla deriva coi suoi compagni dei tempi di prima del diluvio: l’armadillo, l’uccello dodo, il dinosauro, la machairodus, il cavallo nano della Mongolia superiore. Tutto, nel cosmo, va alla deriva verso un punto che va alla deriva nello spazio. E Dio onnipotente va probabilmente alla deriva anche Lui, insieme con la sua creazione.”
“Dietro al nostro desiderio profondamente radicato di sfuggire al peso della fatica, c’è la nostalgia del Paradiso. Per l’uomo di oggi, il paradiso significa non soltanto liberazione dal peccato ma anche liberazione dal lavoro, infatti il lavoro è diventato odioso e degradante. Quando l’uomo mangiò il frutto della conoscenza voleva trovare una scorciatoia per arrivare alla Divinità. Tentò di derubare il Creatore del divino segreto, che per lui significava il potere. Quale ne fu il risultato? Il peccato, la malattia, la morte. Guerra eterna, eterna inquietudine. Del poco che sappiamo, ce ne serviamo per la nostra propria distruzione. Non sappiamo sfuggire alla tirannia dei comodi mostri creati da noi. Ci illudiamo di credere che, per mezzo loro, un giorno godremo ozio e beatitudine, ma a dir la verità, non facciamo altro che cercare maggior lavoro per noi, maggiore angoscia, più inimicizie, più malattia, più morte. Con le nostre ingegnose invenzioni e scoperte, trasformiamo progressivamente la faccia della terra: fino al momento in cui l’avremo ridotta irriconoscibile nella sua laidezza.”
“Parlate dell’ingiustizia e ne restate freddi, solo un saggio ne è capace”
“L’uomo giusto è duro, spietato, disumano. L’uomo giusto metterà fuoco al mondo, lo distruggerà con le proprie mani, se può, piuttosto che di veder perpetuare l’ingiustizia. John Brown era di quella specie di uomini. La storia lo ha dimenticato. Uomini meno grandi sono venuti alla ribalta, hanno sommerso il mondo, l’hanno gettato nel terrore e per cose che non si avvicinano sia pur vagamente a quella che noi chiamiamo giustizia. Gli si dia ancora un po’ di tempo, e l’uomo bianco distruggerà se stesso distruggendo il pernicioso mondo da lui creato. Non possiede rimedi ai mali che ha imposto al mondo. Nulla. E’ vuoto, disilluso, senza un filo di speranza. Sospira la propria miseranda fine.”
“Non è l’età che ci da saggezza. E nemmeno l’esperienza, come la gente finge di credere. E’ la prontezza spirituale”
“Noi dobbiamo essere santi senza santità. Dobbiamo essere interi: completi. Essere santo significa questo. Qualunque altra forma di santità è falsa, è una trappola e un’illusione…”
“Mi sento come disceso dal monte Sinai col paracadute. Tutto intorno a me stanno i miei fratelli, l’umanità, come dicono, che cammina ancora a quattro gambe.”
“Avere il proprio mondo e vivere in esso, non significa necessariamente essere ciechi per ciò che si chiama il mondo reale. Se uno scrittore non conoscesse il mondo di tutti i giorni, se non ci fosse immerso tanto da ribellarcisi, non avrebbe ciò che tu chiami il suo mondo. Un artista porta tutti i mondi in sé.”
“Io sono di quelli il cui scopo non è di insegnare una lezione al mondo ma di spiegare che la scuola è finita.”
“La sofferenza è inutile. Però bisogna soffrire prima di rendersene conto”
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