18 Dicembre 1973
Il dirigente della FIAT Amerio viene liberato dalle BR, dopo essere stato rapito 8 giorni prima.
Alle 5:55 di mattina, mentre Amerio dorme profondamente sulla branda da carcerato nella prigione del popolo, viene scosso a una spalla: «Sveglia. Si vesta, presto». Obbedisce, si infila giacca e pantaloni, poi guarda incerto le pantofole che i rapitori gli hanno dato. «Tienile pure». Poco dopo lo bendano e gli fanno mettere un paio di occhiali da sole. «Non si preoccupi: è finita. Fra poco sarà libero». Lo guidano, a piedi, per alcuni metri. Poi un viaggio in auto di 30-40 minuti, con molte curve che gli fanno pensare a giri viziosi. Indicare anche solo con grande approssimazione dove si trovi il «carcere del popolo» ad Amerio sarà impossibile.
Alle 6:10 la macchina si arresta, i brigatisti fanno scendere Amerio e lo accompagnano fino ad una panchina.
«Stia qui. Aspetti qualche minuto e poi torni a casa. È libero».
Pochi momenti di attesa, poi il dirigente FIAT si toglie la benda e si guarda attorno. È in Piazza Zara, di fronte, sull’altra riva del Po, c’è l’ospedale maggiore delle Molinette, poco oltre un parcheggio di Taxi.
Alle 6:30 il taxi si ferma sotto casa di Amerio. La corsa costa mille lire, Amerio ne dà diecimila all’autista e non aspetta il resto. Suona al campanello, gli risponde la moglie.
Amerio è libero.
Dichiarerà alla stampa:
“Mi sento bene, benissimo […] Sono stati gentili […] mi hanno fornito pantofole di stoffa […] mi hanno anche dato un paio di mutande lunghe di lana […] fin dal primo giorno i rapitori mi hanno detto quando sarei stato liberato […]. Questa esperienza mi aiuterà a meditare e a lavorare per un futuro migliore.
Alle 11:00 il questore Massagrande tiene una conferenza stampa:
Dal momento del rilascio del cavalier Amerio sono scattati tutti i dispositivi predisposti in questi giorni. Dalle prime ore di stamani cerchiamo di raccogliere il frutto del lavoro fatto i giorni scorsi. Quelli che erano sospetti, indagini, identificazioni, cerchiamo ora di renderli concreti per inviare così un rapporto alla magistratura che, comunque, di ora in ora è tenuta al corrente della situazione.
Nonostante queste premesse, alle 12:45 squilla il telefono dell’ANSA. Una giovane voce, in falsetto, con leggero accento piemontese dice:
Nella cabina di Corso Vinzaglio angolo Corso Vittorio ci sono dei volantini.
Considerato che la polizia ha deciso di non perdere d’occhio la cabina telefonica di Piazza Statuto, i brigatisti hanno deciso di cambiare e hanno infilato il comunicato in una cabina a 200 metri dalla questura.
Per la prima volta i comunicati sono scritti con una macchina IBM e il ciclostile, con ogni probabilità, è un Gestetner.
Il sottosegretario agli Interni Pucci commenta così il sequestro:
“L’episodio rappresenta una manifestazione dello espandersi di un certo tipo di criminalità, che impone la mobilitazione di tutte le energie dello Stato”
E coglie l’occasione per tracciare un bilancio dell’azione preventiva della polizia del 1972:
- 1.200.000 persone identificate
- 4252 arresti
- 11.575 denunce a piede libero
E aggiunge che si può fare di più e meglio.
I giornali scrivono che per gli inquirenti il “carcere del popolo” dove Amerio è stato tenuto prigioniero otto giorni sarebbe nascosto in collina, e che come autori del sequestro si sospettano i brigatisti Curcio, Franceschini, Cagol, Bonavita, Ferrari, Bertolazzi, Bassi.
Nessun giornale fa il nome di Mario Moretti.
Nel 1975 gli inquirenti sospetteranno che a far parte del gruppo erano:
- Alfredo Buonavita
- Renato Curcio
- Margherita Cagol
- Paolo Maurizio Ferrari
- Alberto Franceschini
- Pietro Bertolazzi
- Pietro Bassi
Ad interrogare il “testimone” pare essere stato proprio Renato Curcio.
Testi
- Pino Casamassima, Il libro nero delle Brigate Rosse
- Renato Curcio e Mario Scialoja, A viso aperto
- M. Moretti – C. Mosca – R. Rossanda, Brigate Rosse, una storia italiana
- Sergio Flamigni, La sfinge delle Brigate Rosse. Delitti, segreti e bugie del capo terrorista Mario Moretti.
- Vincenzo Tessandori. BR Imputazione: banda armata. Cronaca e documenti delle Brigate Rosse.
Leave a reply
Devi essere connesso per inviare un commento.