Recensione di La penultima verità di Philip K. Dick
La penultima verità è un romanzo di Philip K. Dick del 1964, pubblicato in questa edizione da Fanucci nel 2017.
In un mondo distopico la guerra fredda continua ancora, ma gli Stati Uniti d’America e la Russia si chiamano Dem-Occ e Bloc-Pop. In superficie si combatte la guerra post nucleare, e a causa delle radiazioni gli esseri umani si sono ritirati sotto terra divisi in “formicai”, piccole città sotterranee destinate alla produzione di automi, chiamati plumbei, incaricati proprio di continuare a combattere la guerra in superficie.
La fornitura di risorse di ogni formicaio è legata alla quantità di plumbei prodotti, e quando il capo meccanico di un formicaio ha bisogno di un pancreas artificiale, la necessità spinge il sindaco Nicholas St. James a tornare in superficie, nonostante il pericolo di radiazioni. Dove scoprirà la penultima verità.
Di Dick mi ha sempre colpito, oltre a una scrittura incredibile e a una capacità di critica sociale non indifferente, la molteplicità di mondi narrativi che è stato in grado di creare. Questa è sicuramente uno dei motivi che gli permettono di essere uno degli autori più ripresi dalla televisione e dal cinema per la creazione di film e serie tv: Minority Report, Paycheck ma anche la recente The man in the High Castle.
Anche in questo romanzo troviamo in Dick la critica forte alla guerra fredda che ha caratterizzato la seconda metà del Novecento; lo fa con un ambientazione non proprio originale (alcuni aspetti sono ripresi anche ne Il simulacro, dello stesso anno) ma che mantiene una sua coerenza narrativa e una sua importanza ai fini della critica.
Mancano forse quelle citazioni che mi hanno fatto innamorare di Dick… Quelle tre quattro righe ogni tanto di feroce critica di un sistema che non è il nostro perché distopia, ma che è qui appena dietro l’angolo.