L’impunità della polizia italiana (40 anni dopo)
Il 23 Gennaio 1973 il Movimento Studentesco, un organizzazione extraparlamentare di sinistra, proclama lo sciopero generale studentesco. In serata è prevista un’assemblea all’Università Bocconi a Milano, solitamente di libero accesso a chiunque (senza mai presentare peraltro alcun problema di sicurezza). Per questa, in particolare, il “magnifico” rettore Giordano Dell’Amore concede l’accesso soltanto agli studenti che seguono li i corsi, presentando il libretto universitario. Chiama la polizia per far rispettare il divieto.
Le “forze dell’ordine” circondano la Bocconi con un centinaio di agenti del III reparto Celere al comando di Tommaso Paolella, Cardella (entrambi vice-questori) e di Addante (tenente). Dopo aver allontanato i primi “abusivi” cominciano le prime contestazioni, che si trasformano presto in alcuni scontri tra polizia da una parte e studenti e operai dall’altra. Mentre i manifestanti si allontanano la polizia comincia a sparare. Ad altezza uomo. Comincia il caos. Rimane sull’asfalto l’operaio Roberto Piacentini, ferito alla schiena. Alle spalle, mentre stava scappando. Rimane sull’asfalto lo studente ventunenne Roberto Franceschi, ferito alla testa. Alle spalle, mentre stava scappando.
Piacentini viene ricoverato al Policlinico e dimesso. Franceschi muore.
La questura non ammette responsabilità. La prima versione dell’accaduto è stata che lo studente era stato colpito da un sasso lanciato da giovani contestatori. Ai giorni nostri li chiamerebbero anarco-insurrezzionalisti. O anarco-cosi, per gli intimi. Ovviamente nessuno ci crede. Allora nasce una seconda versione, che parla di agente in preda a raptus, dichiarando che l’agente della Polizia di Stato Gianni Gallo avrebbe sparato in stato di semi-incoscienza.
Sarò stata fatta giustizia?
Agatino Puglisi e Gianni Gallo (l’agente un stato di semi-incoscienza), imputati per omicidio preterintenzionale assolti per non aver commesso il fatto.
Sergio Cusani e Roberto Piacentini (ferito alla schiena durante gli scontri), imputati di oltraggio a pubblico ufficiale e lesioni a danno del tentente Addante assolti per insufficienza di prove e amnistia.
Gaetano Savarese e Agatino Puglisi, imputati per falso, condannati ad un anno e sei mesi di reclusione per aver sostituito i proiettili nei caricatori e falsificato il verbale relativo al sequestro delle armi.
Il secondo processo penale, nei confronti del vicequestore Tommaso Paolella imputato di omicidio volontario, si concluse con l’assoluzione per insufficienza di prove. La Corte d’Assise d’Appello, decise l’assoluzione per non aver commesso il fatto.
Come sempre nessun colpevole. Un’altra vittima di Stato.
Come a Genova. Come Carlo. La stessa pietra. La stessa polizia. Le stesse sentenze. Lo stesso colpevole, nessuno.
Sono passati 40 anni, e non è cambiato un cazzo.
Leave a reply
Devi essere connesso per inviare un commento.