Recensione de Il complotto contro l’America di Philip Roth
Il complotto contro l’America è un romanzo di Philip Roth pubblicato da Einaudi nel Maggio 2008.
Il complotto contro l’America è un romanzo ucronico, e il punto di svolta è l’elezione a presidente degli Stati Uniti d’America di Charles A. Lindebergh invece del terzo mandato di Roosvelt nel 1940.
Invece del presidente con la polio viene eletto il primo uomo a compiere la trasvolata Atlantica in solitario, un uomo rabbioso che invece di entrare nella Seconda Guerra Mondiale stringe un patto di non belligeranza con Adolf Hitler. In questo modo l’America si ritrova con un presidente fascista invece che con un presidente interventista che farà pendere l’ago della bilancia del secondo conflitto mondiale verso gli alleati.
Ho letto questo romanzo perché è stato segnalato come “profetico” durante l’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti. Effettivamente l’ascesa al potere e le linee guida della campagna di Lindberg nel romanzo sono molto simili a quelle del nuovo incredibile presidente eletto realmente nel 2016.
Lo stile di Roth piace o non piace (a me personalmente non fa troppo impazzire) ma il romanzo è credibile e interessante.
Unica pecca la conclusione. Perché dopo un lungo prologo, dopo un lungo svilupparsi degli eventi, pare che il romanzo all’improvviso finisca, lasciando un bel po’ di amaro in bocca. Che la storia di per sé non è assolutamente in grado di lavare via.
Citazioni da “Il complotto contro l’America”
“L’antisemitismo come bevanda alcolica. Ecco quello che immaginai ripensando a tutte le persone che quel giorno bevevano tanto allegramente nella loro birreria: come tutti i nazisti in ogni luogo, occupati a buttar giù pinte su pinte di antisemitismo come per imbeversi del rimedio universale.”
“Preso alla rovescia, l’implacabile imprevisto era quello che noi a scuola studiavamo col nome di storia, la storia inoffensiva dove tutto ciò che nel suo tempo è inaspettato, sulla pagina risulta inevitabile. Il terrore dell’imprevisto: ecco quello che la scienza della storia nasconde, trasformando disastro in un’epopea.”
“E perché, perché, anzitutto, era andato a combattere? Perché aveva combattuto e perché era caduto? Perché c’era una guerra in corso e lui sceglie quella strada; l’istinto furioso e ribelle nella trappola della storia! Se fossero stati altri tempi, se fosse stato più furbo… Ma lui vuole combattere. È proprio come i padri di cui vuole disfarsi. Ecco la tirannia del problema. Cercare di essere fedele a ciò di cui sta cercando di disfarsi. Cercare di essere fedele e disfarsi, al tempo stesso, di ciò a cui è fedele. Ecco perché andò a combattere, anzitutto: questo, almeno, è ciò che riesce a immaginare.”
Pro
- L'ucronia
- La costruzione della trama
- La profezia contenuta all'interno del romanzo
Contro
- Il finale e la velocità con cui si conclude
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